sabato 23 maggio 2015

Polùp e il Mago-Drago


C’era una volta un bambino di nome Polùp, che viveva in un piccolo villaggio di pescatori.
Poiché Polùp non era tanto grande, quando andava a pescare doveva prendere solo i pesciolini più piccoli, però, siccome era un bravo pescatore, ne prendeva sempre tanti. Polùp era proprio lì, che pescava tutto tranquillo, quando al villaggio dei pescatori arrivò una bruttissima notizia: La Regina delle fatine era stata rapita dall'Orrendo Mago-Drago.

Ad annunciare questa sventura era stata Miletta, la maga del villaggio. Glielo avevano raccontato le fatine che, disperate, erano venute a chiedere aiuto per liberare la loro Regina.
Le cose erano andate in questo modo:

Il Mago-Drago si era travestito da libellula e, fingendo di avere un’ala rotta, aveva chiesto alla fatina Malàb se poteva aiutarlo. Poiché le fatine sono molto amiche delle libellule, Malàb non aveva esitato un solo istante ed era corsa (o meglio volata) a chiamare la regina delle fatine; lei era l'unica che sapeva aggiustare le ali delle libellule con la sua bacchetta magica.

Purtroppo però, quando la regina e Malàb erano tornate, lo Spaventoso Mago-Drago si era tolto il costume da libellula, aveva messo la Regina delle fatine in una gabbia e l'aveva portata nel suo castello. La povera Malàb era disperata perché si era fatta imbrogliare e per colpa sua la Regina era stata rapita, per la vergogna non aveva più il coraggio di tornare al paese delle fatine e nessuno l'aveva più vista.

I pescatori del villaggio, che volevano molto bene alla Regina delle fatine, non ci pensarono un attimo e decisero di andare tutti a salvarla. Assieme a loro partirono anche Polùp che, anche se era molto piccolo, aveva coraggio da vendere, e anche la maga Miletta, perché per sconfiggere il Viscido Mago-Drago, era indispensabile la sua magia.

Il castello del Mago-Drago però era molto lontano e i pescatori, dopo una lunga discussione decisero di andarci camminando dentro l'acqua. In modo che, mentre camminavano, avrebbero potuto pescare e non sarebbero morti di fame in quel lungo viaggio.

Così, i pescatori presero le reti per pescare, presero anche un po' di sale e di pepe per condire i pesci che pescavano, poi salutarono gli altri abitanti del villaggio e partirono.
Il viaggio fu davvero lunghissimo; ci vollero un mese, una settimana e un giorno. Quando finalmente arrivarono al castello del Terribile Mago-Drago, erano tutti stanchissimi, e con i piedi molli a forza di camminare dentro l'acqua.

Purtroppo però i problemi non erano per niente finiti, infatti, il castello del Putrido Mago-Drago era una specie di labirinto gigantesco; c'erano tantissimi corridoi e in ogni corridoio c'erano tantissime porte. In tutto ci dovevano essere almeno un milione di porte e, né i pescatori, né il piccolo Polùp, né la maga Miletta, avevano la minima idea di dove si nascondesse il Tremendo Mago-Drago.

L'unica cosa da fare, anche se ci voleva un sacco di tempo, era controllare le porte a una a una. Così, non sapendo cos'altro fare, i nostri eroi si armarono di pazienza e iniziarono dalla prima porta; Miletta la aprì, ma dietro la porta non c'era nessuno, così la richiuse e andarono avanti. Polùp aprì la seconda porta, ma dietro la porta c'era una stanza vuota, così la richiuse e andarono avanti. Il nonno di Polùp (anche se era vecchio, e camminava col bastone, era andato anche lui; non solo Polùp, ma anche tutta la sua famiglia, aveva molto coraggio). Dicevamo: il nonno di Polùp aprì la terza porta, ma dietro c'era solo una famiglia di topolini che si spaventarono e scapparono da tutte le parti, così la richiuse e andarono avanti. Qualcuno, non ricordo il nome, aprì la quarta porta; vuota. Poi la quinta, la sesta, la settima e così via...

Erano ormai tre giorni che giravano per il castello senza trovare nessuno, tutti quanti avevano i calli alle mani a forza di aprire e chiudere porte. Non ne potevano più di tutte quelle porte! Poi finalmente Polùp vide una lucina piccolissima che spariva dietro una porta, era una lucina color lavanda e Polùp pensò: "Una luce così piccolina, può essere soltanto di una fatina. Dev'essere la fatina Malàb, quella che è scappata per la vergogna!"
Allora disse:
– Fata fatina
perché non mi aiuti
a trovare la Regina?

Ma la fatina non rispose, così tutti i pescatori si misero a cercarla.
Ovviamente non riuscirono a trovarla. Infatti, come tutti sanno, se una fatina vuole nascondersi, nessuno può vederla.
Polùp implorò di nuovo:
– Fata fatina
perché non mi aiuti
a salvare la Regina?

Ma la fatina Malàb non saltò fuori, così la maga Miletta iniziò a chiamare:
– Malàb! Malàb! Vieni fuori, Malàb! Vieni fuori, fatina monella!
Ovviamente non servì a niente. Infatti, tutti sanno che le fatine, quando vengono sgridate, si nascondono ancora di più.
Polùp provò per la terza volta:
– Fata fatina
aiutami ti prego
a salvare la Regina!

E finalmente una porta si aprì e ne uscì una fatina: come aveva immaginato Polùp, era proprio la fatina Malàb. Appena uscita, la povera fatina iniziò a piangere:
– Perdonatemi, perdonatemi! È colpa mia se il Mago-Drago ha rapito la Regina delle fatine!
– Certo che ti perdoniamo. – la consolò la maga Miletta. – La colpa non è per niente tua, cara fatina Malàb, è di quell'Orribile Mago-Drago che ti ha imbrogliata.
La fatina Malàb smise di piangere e Polùp le disse:
– E poi adesso non ha più importanza, ora che siamo venuti a salvarla basta che ci dica dov'è nascosto il Tremendo Mago-Drago.

Così la fatina Malàb li guidò fino a un portone al centro del castello, dove il Mostruoso Mago-Drago teneva prigioniera la Regina delle fatine. Polùp aprì il portone e si trovò davanti il Malvagio Mago-Drago in persona. Raccolse tutto il suo coraggio e gridò:
– Arrenditi Mago-Drago! Libera la Regina!

Ma le cose non erano così facili; il Cattivissimo Mago-Drago non aveva proprio intenzione di arrendersi.
Chiamò il suo primo assistente, il Dragone di fuoco, e gli disse:
– Dragone di fuoco, falli tutti arrosto, così ce li mangiamo per cena!
Allora arrivò il Dragone di fuoco e iniziò la battaglia.
Il Dragone iniziò a sputare fuoco e Polùp e i pescatori si dovettero nascondere dietro i muri per non essere arrostiti. La maga Miletta non si fece scoraggiare e muovendo per aria la sua bacchetta magica cantò:
– Anche se è strano
qui dentro una stanza
io chiamo la neve
neve in abbondanza.

Cominciò subito a nevicare e Polùp ne approfittò per tirare le palle di neve al Dragone di fuoco. Vedendo che la neve spegneva il fuoco del Dragone, anche gli altri pescatori iniziarono a tirare le palle di neve. In poco tempo il Dragone di fuoco si spense, diventò una piccola lucertola rossa e andò a nascondersi in una fessura del muro.

I pescatori, anche se stanchi e bruciacchiati, erano pieni di gioia; avevano vinto la battaglia.
Ma le cose non erano così semplici; l'Orrido Mago-Drago chiamò il suo secondo assistente, il Dragone di ghiaccio e gli disse:
– Dragone di ghiaccio, surgelali tutti, così li mettiamo in freezer e ce li mangiamo domani!
Di nuovo i pescatori dovettero nascondersi dietro i muri per non finire congelati dal soffio del Dragone di ghiaccio. Anche stavolta la maga Miletta sapeva cosa fare; fece volteggiare in aria la sua bacchetta e cantò:
– Anche se nella stanza
manca il camino
io voglio tanti fuochi
fuocone e fuochino!

E magicamente nella stanza apparvero tanti fuochi; Polùp ebbe l'idea di lanciare dei bastoni infuocati verso il Dragone di ghiaccio. Vedendo che il fuoco scioglieva il ghiaccio del dragone, tutti i pescatori si misero a lanciare pezzi di legno infuocati. In un attimo il Dragone di ghiaccio si squagliò, diventò una piccola lucertola azzurra, e si infilò anche lui in un buco nel muro.

I pescatori, stanchi, bruciacchiati e anche un po' gelati, si voltarono tutti insieme per affrontare l'Abominevole Mago-Drago in persona, ma il Raccapricciante Mago-Drago non si vedeva da nessuna parte.
– Lo so io dov'è finito! – esclamò la fatina Malàb. – Quando ha visto che i suoi assistenti avevano perso la battaglia, si è preso paura ed è scappato dalla finestra. Abbiamo vinto!

Così poterono aprire la gabbietta dove era rinchiusa la Regina delle fatine, che subito ringraziò:
– Devo ringraziarvi tutti, cari amici, ma soprattutto Polùp, che è stato così coraggioso.
E finalmente, stanchi e bruciacchiati, un po' congelati ma felici, i pescatori, Polùp, Miletta e le due fatine poterono mettersi in cammino per tornare a casa.

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