martedì 12 maggio 2015

Il sogno lento, di Sauro Nieddu



Il sogno lento


Ho fatto un sogno particolare, questa notte.
Ho sognato di andare con un vecchio amico, un certo M., al paese vicino. Non siamo andati in macchina, benché entrambi avessimo la patente, né coi mezzi pubblici, eravamo a piedi. Una passeggiata di quattro chilometri come ai vecchi tempi, quando nessuno era provvisto di altri mezzi di locomozione che non fossero le gambe e nel paese in questione si trovava l’unico distributore automatico di sigarette della zona.

Nel sogno però ci andavamo per altri motivi, soprattuttoa fare acquisti, ma secondariamente a fare un po’ di baldoria. Nella realtà, a dire il vero, quello non sarebbe il posto ideale per nessuna delle due cose, ma si sa come sono i sogni...

Dopo essere stati in un paio di negozi, ed aver sostato, sulla via del rientro, nel bar del paese a bere qualche birra (non entro nei particolari perché questa parte del sogno è piuttosto confusa, oltre che poco rilevante) decidemmo di metterci in marcia.

Ed ecco che, appena passato il semaforo che segna la fine del paesino, vedo spuntare da una strada laterale la mia tartaruga, Barrosa¹. Barrosa è una tartaruga molto fedele e di solito quando esco di casa mi segue e mi accompagna ovunque stia andando. Ovviamente ciò vale solo all’interno del sogno.

Fatto sta che appena ci vede, attraversa la strada e si accoda a noi. Devo rallentare notevolmente il passo per permettere alla mia amica di seguirci agevolmente. M. mi chiede cosa ci faccia la tartaruga da quelle parti. Io gli rispondo che non ne ho idea: credevo di aver chiuso bene il cancello e che perciò fosse rimasta a casa ad aspettarmi.

Qualche centinaio di metri dopo, vediamo un'altra tartaruga sbucare dalla stessa viuzza e accodarsi al nostro piccolo corteo. Così Barrosa ha trovato un nuovo amico. Quest’amico è piuttosto grosso, pesante e indisciplinato. Ha la tendenza a camminare al centro della strada e devo rimetterlo sul ciglio una mezza dozzina di volte per salvarlo dalle macchine in arrivo. Ha di buono che cammina in fretta, per essere una tartaruga: se fosse per lui potremmo tenere quasi un andatura umana. Il sogno si conclude mentre siamo ancora in cammino. Colpa di un grosso camion che fa manovra sotto la finestra della mia stanza da letto.

Potrebbe sembrare un sogno come tanti altri, e per molti versi lo era. In realtà conteneva due grosse stranezze. Una si era manifestata all’interno del sogno stesso: non riuscivo a capacitarmi di come avesse fatto Barrosa a seguirci così in fretta da avere pure il tempo di farsi un giro per i fatti suoi e stringere amicizia con l’altra tartaruga. Ero sicurissimo che quando eravamo usciti con M. si trovasse ancora nel cortile di casa.
L’altra stranezza era che, dopo essermi svegliato, avevo una forte sensazione di déjà-vu, come se non si trattasse di un sogno ma di un ricordo, oppure di un sogno in cui ricordavo qualcosa di realmente accaduto.

Nel pomeriggio stesso di quel giorno il caso, o più probabilmente una semplice coincidenza, volle che incrociassi M. mentre rientravo dal tabacchino. Non lo vedevo da quasi due anni. Ovviamente non persi l’occasione:
‒ Ciao Mirko, lo sai che proprio stanotte ti ho sognato? Eravamo sulla strada per...

M. mi interruppe dopo la prima parte del sogno. Disse che glielo avevo già raccontato anni prima. Ecco spiegata la sensazione di deja vu: si trattava di un remake. Quando però gli raccontai la seconda parte, quella delle tartarughe, fu abbastanza sicuro che non comparisse nel sogno che avevo dimenticato di avergli raccontato

Chiaccherammo per una mezz’ora, poi lui si mi disse di avere un appuntamento e ci salutammo. Prima di congedarci, però, ebbe un illuminazione che dava un senso compiuto a quei sogni, e soprattutto all’intervallo di tempo intercorso tra i due.
‒ Hai dovuto aspettare tutto questo tempo tra un sogno e l’altro ‒ spiegò ‒ perché altrimenti la tartaruga, al suo passo, non avrebbe fatto a tempo a raggiungerci e l’avresti persa.

Sul momento la sua risposta mi parve buona, ma mentre rientravo a casa da solo mi resi conto che la spiegazione non era sufficiente: per quanto lenta, Barrosa avrebbe impiegato tutt’al più una giornata completa per compiere quel tragitto, non certo anni.

Soltanto se, come è convinzione di qualcuno, il tempo nei sogni non scorre come nella vita reale, la risposta di M. poteva avere un senso. Eppure non ero convinto. La calda e piacevole sensazione evocata dal sogno venne sopraffatta da un’altra molto più sgradevole. Ne ebbi la giornata rovinata. Non riuscivo a togliermi dalla mente l’idea che non fosse il tempo del sogno a essere sfasato, ma quello che stavo vivendo dopo il risveglio e quindi, gli anni intercorsi tra l'uno e l'altro, un illusione.




1 In sardo, letteralmente: “mascelluta” ma nell’uso più comune è usato col significato di “testarda”

3 commenti:

  1. Riflessioni sottili...
    Non è che la tartaruga del sogno è una delle Carette di Paso?

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    1. No, no, Fra'. Barrosa è troppo vecchia potrebbe essere la nonna! :D

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    2. Vero! Non ci avevo pensato :D

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