lunedì 27 aprile 2015

Il Molo al Tramonto, di Sauro Nieddu


Amabilmente anziano
curvo, senza apparire stanco
fermo come una statua
in una panca sul molo.
La lenza in mano, sempre
ma non pescava nulla:
la sostanza incarnata
di un'attesa serena.

Incuriosito
lo interrogai una sera
sulla sua occupazione.
Forse fui deluso
a sapere che vedeva
mondi lontani e alieni
nelle navi in partenza
o in ciò che si celava
sotto la pelle crespa
del mare quasi calmo
mondi che sfumavano
nella luce del tramonto.
Era una soglia
il termine del molo
verso passati antichi
troppo per la memoria
per futuri preclusi
alla sua via calante.

Lo scrutai in volto
cercando di afferrare
un barlume di senno
dentro la sua pazzia.
Fu allora che mi accorsi
che sbagliava,
come sbagliavo io
nel giudicare.

Non era il molo
a protendersi altrove
ma i suoi stessi occhi
che portavano incise
in solide acqueforti
tutte le sue visioni.
E sebbene mancasse
la ragione in quegli occhi
nemmeno la follia
trovava spazio.

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