Amabilmente anziano
curvo, senza apparire stancofermo come una statuain una panca sul molo.La lenza in mano, semprema non pescava nulla:la sostanza incarnatadi un'attesa serena.Incuriositolo interrogai una serasulla sua occupazione.Forse fui delusoa sapere che vedevamondi lontani e alieninelle navi in partenzao in ciò che si celavasotto la pelle crespadel mare quasi calmomondi che sfumavanonella luce del tramonto.Era una sogliail termine del moloverso passati antichitroppo per la memoriaper futuri preclusialla sua via calante.Lo scrutai in voltocercando di afferrareun barlume di sennodentro la sua pazzia.Fu allora che mi accorsiche sbagliava,come sbagliavo ionel giudicare.Non era il moloa protendersi altrovema i suoi stessi occhiche portavano incisein solide acquefortitutte le sue visioni.E sebbene mancassela ragione in quegli occhinemmeno la folliatrovava spazio.
Uno scatolone dove il quipresente Sauro Nieddu e gli ospiti che deciderà di invitare, o vorranno autoinvitarsi, possono infilare i loro scritti
lunedì 27 aprile 2015
Il Molo al Tramonto, di Sauro Nieddu
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